Ci sono occasioni in cui il pianto rappresenta una normale risposta emotiva a problemi fisiologici ed emotivi, ma quando il pianto diventa una risposta frequente le motivazioni possono essere un segnale indicante una problematica psicologica che necessità di attenzione e cure specifiche.
Piangere è una risposta fisica ad una situazione emotiva intensa, non necessariamente legata a dolore e tristezza. Si può piangere per gioia, quando si viene sorpresi da un ricordo nostalgico, quando si ride a crepapelle con gli amici e anche quando la rabbia monta e non ci sono altri modi per sfogare quell’accumulo di carica nervosa.
Tendenzialmente il pianto è una risposta fisica ad un bisogno emotivo talmente forte da necessitare uno sfogo. Ci sono persone che rispondo raramente agli stimoli con il pianto e altre invece che rispondono costantemente alle sollecitazioni di questo tipo versando delle lacrime.
Le ragioni di questa differenza di reazione agli stimoli possono essere diverse e non necessariamente legate alla biologia. Il carico ormonale sicuramente potrebbe sollecitare o rendere più frequente questa risposta emotiva, esempio ne è ad esempio la maggiore facilità al pianto delle donne quando sono in gravidanza.
In quel caso il carico ormonale è così esondante che le emozioni che si provano sono più intense e dunque è più facile che scaturisca una reazione più forte a quella che si avrebbe normalmente, portando costantemente al pianto per rabbia, gioia, tristezza, malinconia e persino paura.
Ad eccezione di casi circoscritti e contestualizzabili, il pianto frequente potrebbe dipendere da problemi legati all’infanzia e all’adolescenza. Alcuni soggetti potrebbero essere stati agevolati dalle proprio famiglie a rispondere alle problematiche sfogandosi con un pianto liberatorio.
Tale condizionamento potrebbe essere positivo, nel senso che i genitori hanno incoraggiato a non avere remore nell’esprimere i propri sentimenti in tale forma, ma potrebbe anche essere negativo, in quanto la risposta emotiva potrebbe essere causata da un’assenza di vicinanza o di supporto nei momenti difficili.
Comprendere l’origine di questo comportamento è possibile solo attraverso un percorso di psicoanalisi che potrebbe servire a comprendere anche se il pianto frequente è legato ad un periodo di profonda tristezza dalla quale non si riesce ad emergere. Sottovalutare una simile situazione potrebbe comportare problematiche di salute più profonde.
Quando la tristezza non è più una condizione occasionale legata agli eventi che si verificano nella vita ma permanente e dunque un filtro attraverso il quale si misura e si analizza tutta la vita, subentra la depressione, una condizione che richiede dei trattamenti e delle cure specifiche per essere superata.
Gli esperti dunque ci svelano che piangere può essere normale, ma che può anche diventare un segnale evidente di problematiche di salute mentale che non possono e non devono essere sottovalutate. Qualora vi trovaste in un periodo in cui il pianto si fa costante, non sottovalutate il problema, parlatene con uno psicoterapeuta per comprenderne la ragione e riuscire attraverso un percorso mirato a superare la difficoltà in cui vi trovate.
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